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STORIA

Una piccola trattoria nella centralissima Piazza della Borsa: ecco come si presenta Pepi S'Ciavo alla sua apertura nel 1897. Il suo creatore è Pepi Klajnsic, che inaugura il locale triestino che più saprà mantenere lo spirito originale anche in tempi moderni. Il nome Pepi S'ciavo, utilizzato fino al 1952, significa Pepi lo sloveno ed è legato anche alla curiosa abitudine triestina di affibbiare soprannomi a tutti, tradizione in uso fino agli anni Sessanta.

Dal 1908 al 1914 Pepi S'Ciavo viene gestito da Paolo Tomazic che lo riapre al termine della prima guerra mondiale. È in questo periodo che inizia la collaborazione con il cugino Pepi e con suo cognato Giusto Colja. Nel 1925 Paolo muore e il fratello Giovanni decide di cedere la sua parte di attività a Pepi. Il locale si amplia al punto di avere due fori nel 1927; il trattamento è ottimo e il gestore cordiale: l'affluenza aumenta tanto che si rendono necessarie nuove braccia al lavoro: Pepi assume i cognati, Zdenko ed Emil, e il banconiere, Carlo Čok, che resta fedelmente in servizio dal 1932 fino al 1972. Il lavoro da allora non è mai mancato: clienti di tutti i ceti sociali ne fanno il loro punto di ritrovo sia per il cibo unico e genuino, sia per la simpatia e l'informalità dell'atmosfera; non guasta poi che il servizio sia sempre veloce e affidabile.

Chi lo frequenta all'epoca sono persone del quartiere ma anche lavoratori del centro, clienti abituali e saltuari, triestini e non, in un contesto di respiro internazionale insito nell'atmosfera triestina. Ricordiamo tra i più celebri dei suoi avventori: il conte di Spoleto, il principe Tripcovich, il barone Bonomo, il principe Torre e Tasso.

Un momento tragico, forse l'unico in anni di attività, è la condanna a morte nel 1941 del figlio di Pepi, Pinko, e il successivo incendio e saccheggio del locale. La proprietà passa quindi a Carlo Čok, dipendente ormai fidato, di nuovo costretto a chiudere fino al 1945, quando subentra Emma Colja, vedova di Pepi, morto nel 1944 nel tragico bombardamento di via Rossetti. La signora Emma, ultima erede, insieme ai suoi fratelli, amplia ulteriormente l'attività: nel 1952 il locale assume le attuali dimensioni.
I piatti tradizionali e gustosi come le porzine e capuzi aumentano vertiginosamente l'afflusso di clienti e si rende necessario aumentare di conseguenza anche la forza lavoro, assumendo i giovani Elviro, Albino, Darko, Paolo ed Elvio. La signora Emma, raggiunta l'età pensionabile, cede la gestione del buffet agli ultimi tre e di comune accordo il nome Pepi S'Ciavo viene cambiato nell'attuale Buffet da Pepi.

Il resto, come si suol dire, è storia: da quel momento infatti il locale, conosciutissimo a Trieste e anche altrove, diventa una meta obbligata per tutti coloro che transitano in città o per chi semplicemente voglia rifocillarsi nelle pause lavorative.
Nel 1997, per festeggiare degnamente il centenario del Buffet da Pepi, è stata organizzata una grande festa che ha coinvolto tutta la città, in collaborazione con la Dreher, fornitrice da cent'anni della birra. Tutti i piatti tradizionali sono stati serviti nelle sale e lungo le strade attigue ai moltissimi cittadini che hanno voluto partecipare alla storica ricorrenza.
Il Buffet da Pepi è citato e segnalato da molte guide turistiche mondiali, oltre che recensito su riviste italiane e testate internazionali come locale storico di Trieste. I media locali, nazionali (Rai Uno e Rai Tre), ed internazionali (CNN tra le altre) gli hanno dedicato dei servizi e promosso con enfasi un'attività di così lunga data e così buona fama.
Dal 2010, con la gestione di Paolo Polla e grazie alla pedonalizzazione di via Cassa di Risparmio, il Buffet da Pepi serve ai clienti i suoi piatti all'aperto, nel pieno della tranquilla, centralissima e più tipica Trieste. I turisti affluiscono per apprezzare un rebechin di luganighe e capuzi, porzina e cotechin, il tutto accompagnato dal singolare vino Terrano, genuina produzione del Carso. Una tradizione che Paolo Polla e i suoi collaboratori intendono portare avanti con passione e dedizione, come è stato fatto in questi decenni, accogliendo chiunque, triestino o meno, che sia il Sindaco o uno studente, per vivere l'essenza di Trieste in un ambiente amichevole, vivace e dai sapori unici.